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Sciopero Treviso 29-11-2024

L’adesione nei luoghi di lavoro è stata altissima: oltre l’80% nel settore metalmeccanico e manifatturiero con picchi del 100% in aziende come la Zanardi di Verona, Dab e All.co di Padova, e il 90% in Carel, Parker, Electrolux, Mpm Aia, Inglesina Baby. Nel settore della logistica c’è stato il 100% di adesioni nel Magazzino GLS, CFP magazzino appalto logistica Carraro 100% di Rovigo. Oltre il 70% nei trasporti (nonostante la precettazione) e nella sanità e nella scuola. E per la prima volta hanno anche scioperato le lavoratrici e i lavoratori Amazon (Rovigo).

Le piazze di Padova, Treviso (con Belluno), Venezia, Verona, Vicenza si sono riempite con oltre 20.000 lavoratori e pensionati, uniti nel chiedere di aumentare salari e pensioni, finanziare sanità, istruzione e servizi pubblici, di investire nelle politiche industriali per fermare il declino del Paese e della nostra regione.

“I redditi delle persone sono stati erosi dall’inflazione, non ci sono risorse sufficienti per interventi fiscali che aumentino salari e pensioni, né per l’istruzione e la sanità per garantire un piano straordinario di assunzioni, in questo modo continueranno a crescere le disuguaglianze non garantendo l’accesso per tutti alla sanità pubblica – interviene Tiziana Basso, Segretaria generale Cgil Veneto - mentre anche nella nostra regione, a causa delle lunghe liste d’attesa, chi può si cura nel privato e chi non può aspetta con tutte le conseguenze a volte tragiche che questo comporta. In Veneto la cassa integrazione ordinaria è più che raddoppiata e ogni giorno si aprono nuove crisi aziendali. Sono già 43 i tavoli aperti in Regione per queste crisi e 13.000 i lavoratori coinvolti, con una crescita esponenziale nelle ultime settimane. Riteniamo urgente e necessaria una politica industriale degna di questo nome”.

“C’è una parte del Paese che soffre – commenta il segretario generale di Uil Veneto Roberto Toigo - che non arriva a fine mese, perché ha retribuzioni o pensioni basse, che rinuncia a curarsi perché le liste d’attesa sono troppo lunghe e non ha la possibilità economica di rivolgersi alla sanità privata. C’è un Paese che invecchia e che non fa figli, e che sicuramente non può andare avanti con bonus concessi una tantum. È quella parte di Paese che si rivolge a noi, che viene nei nostri uffici. È quella parte del Paese che chiede politiche industriali chiare, che chiede investimenti e una visione a lungo termine. È quella parte del Paese che abbiamo incontrato in questi giorni al Job&Orienta, quei giovani ai quali vanno date speranza e fiducia in un futuro migliore”.

Alice Carlon - Ufficio Comunicazione CGIL Veneto

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